Dopo D’Alema venne Marco Fumagalli tra l’80 e l’85, poi Pietro Folena, fino all’88, e infine Gianni Cuperlo, che fu l’ultimo segretario prima dello scioglimento del Pci nel 1991 che comportò lo scioglimento anche della Fgci.
Si scriveva Fgci, però, per comodità, si pronunciava figgiccì con l’accento sulla i finale. Era l’organizzazione giovanile del partito comunista ed era nata proprio nel 1921 quando ere nato anche il Pci (che allora si chiamava Pcdi).
Prima della guerra ebbe vari segretari, dei quali alcuni diventarono poi alti dirigenti del partito. Come Giuseppe Dozza, futuro sindaco di Bologna, Luigi Longo, futuro segretario del Pci, e Celeste Negarville, capo della classe operaia torinese.
Durante la clandestinità la Fgci aveva cessato di esistere, ma poi negli anni quaranta era stata sostituita da una organizzazione messa in piedi da Eugenio Curiel, un ragazzo che fu ucciso giovanissimo dai fascisti nel 1944. L’organizzazione di Curiel si chiamava “Fronte della Gioventù”, nome che negli anni sessanta fu scippato dai giovani fascisti.
Dopo la guerra la Fgci rinacque e il primo segretario fu un ragazzo di 27 anni che veniva dalla Sardegna e che era molto apprezzato da Togliatti: Enrico Berlinguer. Fu lui a dare peso e forza alla Fgci. E ad iniziare lo sforzo per allargarne l’influenza anche oltre i confini dell’ideologia comunista.
Restò famoso un suo comizio, nei primi anni cinquanta, nel quale esaltò la figura di una ragazza partigiana, Irma Bandiera, torturata e uccisa dai tedeschi, e la accostò alla figura di Maria Goretti, mito cattolico, che era stata fatta santa da Pio XII per aver resistito fino alla morte a uno stupro. La giustapposizione dei valori comunisti e dei valori cattolici è stata una costante del pensiero di Berlinguer.
In quegli anni la Fgci raggiunse un numero incredibile di iscritti, si avvicinò ai 500 mila, cioè parecchi più di qualunque partito politico di oggi. Ancora negli anni 80 la Fgci aveva più di 150 mila iscritti.
Berlinguer restò alla testa della gioventù fino al 1956. Gli successero una decina di segretari, tutti di età tra i 20 e i 30 anni, e tutti durarono tra i tre e i cinque anni.
I più noti sono stati Achille Occhetto, che fu segretario dal 1962 al 1966, poi Claudio Petruccioli, che gestì gli anni complicatissimi intorno al 1968, poi GianFranco Borghini, dopo di lui Renzo Imbeni (che successivamente, come Dozza, fu sindaco di Bologna) e poi Massimo D’Alema, futuro segretario dei Ds tra il 1975 e il 1980, cioè negli anni più vincenti del berlinguerismo e in genere della sinistra.
Dopo D’Alema venne Marco Fumagalli tra l’80 e l’85, poi Pietro Folena, fino all’88, e infine Gianni Cuperlo, che fu l’ultimo segretario prima dello scioglimento del Pci nel 1991 che comportò lo scioglimento anche della Fgci.