1. Se lo sguardo va agli ultimi trent’anni una differenza balza agli occhi ed è che a destra (dapprima nel centrodestra, poi destra-centro, oggi quasi solo destra) hanno sempre avuto una forza (e relativa leadership) in posizione egemone.
2. A lungo quella egemonia è stata esercitata da Forza Italia (e Berlusconi). Poi, per breve tempo, è toccato alla Lega (con Salvini). Oggi è il turno di Fratelli d’Italia (e della premier Meloni).
4. Questa staffetta alla guida della coalizione non ha impedito che si dividessero su molte cose (nella passata legislatura addirittura schierandosi chi al governo e chi all’opposizione), salvo poi alla vigilia delle elezioni (amministrative, regionali, politiche) impiegare un nano secondo a stringersi in un abbraccio strategico.
5. Nel campo nostro le cose sono andate diversamente. Nel senso che dal 2013 abbiamo due forze (noi del Pd e il M5S) che hanno raccolto un consenso “altalenante”. Era il 25 per cento circa per entrambi alle politiche del 2013. Nel 2018 lo scarto fu nettamente a vantaggio del M5S (circa il 32 per cento contro poco più del 18 per il Pd). Nel 2022 il Pd al 19 e il M5S al 15. C’erano state anche le elezioni europee del 2014 col picco stellare del Pd renziano al 40 per cento e il M5S al 21. Nelle europee del 2019 il Pd al 22 (quasi il 23) e il M5S al 17 per cento.
6. Bon, questa altalena di risultati (i sondaggi di adesso dicono di un Pd attorno al 20 per cento e in salita dopo il voto in Sardegna e Abruzzo, con un M5S tra il 14 e il 15 per cento), dicevo che questa altalena di percentuali non ha prodotto (se non per periodi brevi) una netta prevalenza (egemonia) di una forza riconosciuta e legittimata come perno oggettivo della coalizione alternativa alla destra.
7. A questa sequenza di numeri e alla fotografia che ne consegue va sommato un dato più politico. Che a differenza del centrodestra (o destra-centro o destra e basta) su questo nostro lato di campo l’alleanza sul piano elettorale è stata quanto meno eclettica (o intermittente) nel senso che sono state più le volte che ci siamo presentati divisi rispetto a quante ci hanno visto procedere uniti.
8. Anticipo un’obiezione (o critica). Sul punto appena detto è doveroso aggiungere: “scagli la prima pietra…”! Lo scrivo per primo io pensando a quale errore sia stato scansare nel voto politico di due anni fa anche solo una desistenza tra noi e i 5Stelle nei collegi uninominali del Sud. Col senno di poi sarebbe bastata quella mossa a evitare di consegnare Palazzo Chigi all’inquilina di adesso. Quanto al M5S difficile negare che vi sia da parte loro una logica spinta a convergere in uno spirito unitario a corrente alternata e tenendo conto del vantaggio immediato che può derivarne.
9. Allora, che fare? O quale insegnamento trarre dal consuntivo degli otto punti? Il primo è riconoscere le ragioni di Elly Schlein quando (sull’onda delle parole di Romano Prodi) spiega nel modo più semplice e convincente che uniti si può vincere o perdere, ma senza quella unità la partita non si gioca neppure.
10. Il secondo insegnamento (anche più prezioso) ammonisce sul punto decisivo di una alternativa credibile. Solamente sommando le sigle in campo quella alternativa non conquisterà i consensi necessari. Servirà davvero scuotere l’albero e chiedere a pezzi della società di unirsi (e mobilitarsi) sui capitoli che mai come ora distinguono il nostro campo dall’altro. Il diritto alla salute, a una scuola publica finanziata, a un salario degno, all’assistenza ovunque tu sia nato o vivi. Dall’altra parte si detestano (neppure troppo cordialmente) ma il mastice del potere li tiene e li terrà appiccicati a ruoli e poltrone. A noi spetta di costruire l’alternativa dal basso. Ognuno, come giusto, lavorerà per rafforzare il suo movimento o partito (e io penso che un Pd più solido allargherà con tutta la generosità di cui è capace il sentiero delle alleanze politiche e sociali). Ma assieme a quello serve davvero accendere la passione per una battaglia da condurre giorno per giorno sui problemi di un paese (famiglie, giovani, donne, imprese) che la destra ignora o peggiora.
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