Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico, ha fatto tappa a Torino in vista del congresso. L’ex presidente del Pd e già candidato perdente alle primarie 2013 contro Matteo Renzi ha partecipato all’incontro «Promessa Democratica – Insieme a Gianni Cuperlo» all’Asd il Fortino. A sostenerlo, da Torino, l’ex governatore e consigliere regionale Sergio Chiamparino, il senatore Andrea Giorgis e almeno un centinaio di persone fra il pubblico, di cui non sfugge una caratteristica: l’età avanzata. «Sembra di essere alla Casa della salute. Hai visto l’età media?», si sente all’ingresso fra strette di mano e velenosità. «Voto Schlein, ma sono qui perché meglio Gianni di quel renziano di Bonaccini».
Fra la platea siedono il segretario uscente del Pd Piemonte Paolo Furia, che conferma il suo sostegno a Schlein, Antonella Parigi presidente di Torino Città delle Donne, Giorgio Ardito, l’assessora alla Sicurezza e al Lavoro Gianna Pentenero e – seduto in prima fila – l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani. «Non siamo stati sempre sulle stesse posizioni politiche, ma ho sempre riconosciuto a Gianni la capacità di ascolto critico a 360 gradi e quella di non partire da posizioni pre-costituite», dice Sergio Chiamparino aprendo il tavolo. «Se non ci fosse stata la sua candidatura, forse non avrei votato».
Dopo un breve discorso del senatore Giorgis, che ringrazia militanti e pubblico, la parola passa finalmente a Cuperlo. «Abbiamo perso le elezioni, la percezione della sconfitta è stata più alta dei dati e della realtà, è vero, ma quello che più ci preoccupa è la salita al governo di una destra inedita che rischia di disunire la società italiana e il Paese». L’attacco frontale strappa un applauso fragoroso. «Contro questa destra l’opposizione va fatta nelle istituzioni ma anche fuori. L’appello è: fatelo», aggiunge parlando al pubblico. E in merito alla scelta di candidarsi: «Era giusto cercare di dare una mano a questo partito perché, in 15 anni di vita quasi 16, abbiamo perduto oltre 6 milioni di voti, abbiamo cambiato 9 segretari e subito tre scissioni, ma non ci siamo mai chiesti seriamente perché. A questo Pd serve un nuovo pensiero, alla sinistra servono altre categorie di lettura della realtà».
L’articolo sul Corriere della Sera – Torino qui