Gianni Cuperlo, 61 anni, di Trieste, è uno dei 4 candidati ufficiali alla segreteria nazionale del Pd • Cuperlo è stato l’ultimo segretario della FGCI (federazione giovanile comunista italiana) prima dello scioglimento.
Ora basta parlare di leader, a noi servono le idee. Non si tratta di spostarsi più di qua o di là, ma di definire la nostra identità.
Il nostro avversario è la destra. Le alleanze? Diceva Bobbio: definisci la tua natura e avrai chiaro il tuo destino.
Onorevole Gianni Cuperlo, perché si è candidato e cosa la differenzia dagli altri candidati alla segreteria nazionale dei Pd?
«Ho stima e amicizia verso ciascuno di loro, semplicemente penso sia necessaria una discussione profonda sulle ragioni che in 15 anni ci hanno fatto perdere oltre sei milioni di voti, con due scissioni guidate dai due segretari più longevi, Renzi e Bersani, e portato alle sconfitte del 2018 e del 2022, con la Fiamma tricolore oggi a Palazzo Chigi. Su tutto questo e sul futuro del partito non c’è mai stata una riflessione seria. Ho deciso di candidarmi per provare ad arricchire la discussione e perché sono convinto che questi problemi non si possano risolvere solo con la conta su un nuovo leader».
Non teme di rappresentare il «vecchio», mentre Schlein è considerata la «scossa» e Bonaccini il «govemismo»?
«La scossa serve più che mai e credo arriverà dalle proposte di ciascuno, però ripeto: non si deve partire dai nomi, a noi servono le idee. Sono convinto che ogni candidatura arricchirà la riflessione di tutti. In questi giorni mi ha colpito che la nostra proposta sia sostenuta da tanti che questa volta pensavano di non partecipare alle primarie».
Cosa risponde a chi dice che lei sfida Schlein sullo stesso terreno di gioco di sinistra?
«È un modo sbagliato di guardare al congresso, anche Bonaccini e Paola De Micheli sono di sinistra, non si tratta di spostare il Pd più di qua o di là, ma definirne l’identità. Il Pd oggi è incalzato da Conte e Calenda che vogliono sfruttarne le difficoltà per catturare quote di consenso. Vorrei dire loro che mai come oggi l’avversario è la destra».
Un tema spinoso anche in Puglia è quello delle alleanze: Azione o M5S, governismo
Bonaccini ha detto che se vince, il suo Pd sarà al lato del governo per fare proposte alternative. Cosa ne pensa? «Che non si può fare altro che opposizione a un governo che colpisce i migranti e ferisce il diritto di manifestare, premia gli evasori fiscali e colpevolizza la povertà. Quanto al governismo il problema c’è: l’ultima volta che abbiamo vinto nelle urne è stato con Prodi nel 2006, ma abbiamo governato per dieci dei sedici anni che ci separano da quel voto. Questo ha accentuato la frattura con il nostro mondo, anche se ci siamo fatti carico della crisi, della pandemia e della guerra. Oggi il nostro dovere è condurre un’opposizione seria e di merito, ma nello stesso tempo dobbiamo costruire e condividere un’alternativa larga e vincente per quando torneremo alle urne». 03374 03374 tabile l’alleanza con i 5 Stelle, così come sembra? «Norberto Bobbio, rivolgendosi alla sinistra, diceva: discutono del loro destino senza capire che dipende dalla loro natura; definiscano la loro natura e avranno chiaro il loro destino. Questa frase dovrebbe essere in calce alle piattaforme di tutti i candidati alla segreteria del Pd, perché le alleanze sono parte integrante della nostra identità politica e devono essere coerenti con l’impianto di valori di un partito della sinistra europea. Nel 2021 a Nardo ho sostenuto il candidato del centrosinistra, ritenendo fosse incompatibile con la battaglia politica del Pd appoggiare il sindaco uscente di destra, con suoi trascorsi vicini a Casa Pound». Il suo giudizio sull’autonomia differenziata proposta dal ministro Roberto Calderoli? «Irricevibile per il metodo — quella proposta non è passata dalla conferenza Stato- Regioni — e per il merito, perché oltre a tutto il resto, in assenza dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, quella proposta diventa premessa per frantumare l’unità e la coesione del Paese, con le disuguaglianze Nord- Sud destinate ad esplodere. In passato, anche a sinistra, si è sbagliato a sottovalutare le conseguenze di una frattura che non a caso è cara alla Lega, ma che dovrà trovare nel Pd una reazione ferma».