Perché Cuperlo. Perché no Stefano Bonaccini e Elly Schlein, ho già detto («Gazzetta» del 17 dicembre). Il governatore Bonaccini rappresenta la continuità. A Bari si è fatto fotografare con Michele Emiliano, Antonio Decaro e Marco Lacarra. Tutti insieme, appassionatamente sul carro del (probabile e presunto) vincitore del congresso nazionale. Persone degnissime, intendiamoci, alle quali mi legano vincoli di amicizia e di affetto. Ma dov’è il «cambiamento» evocato? O non c’è bisogno di cambiamento? O volemose bene di copertina e resa dei conti nelle segrete stanze? Sarebbe doveroso chiarirlo e l’iscritto/simpatizzante elettore almeno sa di cosa si tratta.
Il mascellone emiliano (inteso come cittadino dell’Emilia) di turno, continua a non convincere.
La Schlein si proclama «de sinistra», auspica lo scioglimento delle correnti e si fa sponsorizzare da Dario Franceschini, titolare della corrente più forte e nomina portavoce Francesco Boccia che di correnti se ne è fatte molte.
Vuole un partito movimentista aggregazione di forze occasionali? Il rischio è che diventi/faccia la fine di una «sardina».
È sinistra di sostanza o di moda? Il fascino del papa straniero?
Ah, è vero, c’è anche la De Micheli. Che dire? Non pervenuta.
Allo stato il percorso del congresso è estremamente deludente. Non ci sono tesi, né opzioni su cui discutere e dividersi. I due dicono al 90% le stesse cose. L’aggiornamento dell’atto costitutivo affidato a ben 87 saggi si è arenato. Se ne parlerà dopo il congresso. A cose fatte. Ridicolo.
Nel frattempo al Nazareno si discute di norme e di regolamenti, mentre più della forma interesserebbe la sostanza.
Intanto la situazione precipita.
Dum romae consulitur…, si può permettere di citare chi ha fatto gli studi umanistici che Guglielmo Forges Davanzati («Gazzetta» del 12 dicembre) aborre e ritiene (ahilui!) la causa di tutti i mali del mezzogiorno.
In questa situazione, che, allo stato, è semplice ricollocazione di gruppi dirigenti, «s’avanza uno strano soldato». Si candida Cuperlo. Non una novità nel panorama politico, figuriamoci. Ma è una persona seria, con un serio ancoraggio a sinistra (sinistra vera e non di moda), parole d’ordine chiare.
Futuro. Perché si tratta di immaginare e perseguire un avvenire (il sol…?) troppo spesso annegato in un presente confuso e in un passato ingombrante.
Europa. Perché è qui che si gioca il nostro futuro, senza però rifugiarsi in visioni europacentriche. Fuori dall’Europa c’è il mondo, ci sono paesi ricchi e poveri. Ci sono e ci saranno conflitti con esiti imprevedibili.
Aambiente ed ecologia. Senza soluzioni forti, sono mere giaculatorie. Il problema dell’ecologia e dell’ambiente è far convivere la giusta esigenza di riduzione dei consumi energetici con le altrettante giuste esigenze di sviluppo dei paesi sottosviluppati. Possiamo precludere frigoriferi all’Africa, elettrodomestici a Cina e India perché altrimenti salta tutto? E noi? Ci accontentiamo di ridurre di un grado il riscaldamento? Il diritto al benessere è di tutti o solo degli Wasp? L’ambiente è conflitto di classe e di popoli. Cito sempre Chico Mendes: l’ecologia senza lotta di classe è giardinaggio. E quindi difesa dell’ambiente in termini di eguaglianza.
Lavoro. È questa la questione più spinosa. Bisogna assicurare un lavoro a tutti, un lavoro vero che consenta un’esistenza dignitosa. E quindi riformare l’attuale legislazione, eliminando pratiche di precariato vergognose. Un nuovo statuto anche per i nuovi lavori. Salario minimo. Prospettive concrete per i giovani che eviti la desertificazione produttiva, ma anche culturale, del mezzogiorno.
Eguaglianza. Quindi lotta a tutte le disuguaglianze, soprattutto sociali.
Fraternità. Ritorniamo dalla rivoluzione francese recuperando i principi di solidarietà.
Riscatto. Perché tutto ciò non può essere (e non sarà) indolore ed è quindi necessario un forte movimento che abbia come obiettivo il riscatto di chi ha meno, degli ultimi e dei penultimi, di chi si trova in una situazione di disuguaglianza.
Basta Cuperlo? Certo che no.
Il leader triestino non è nemmeno il favorito, ma la sua presenza in campo assicura la presenza della politica vera. L’unico che non vanta padrini e che suscita un qualche entusiasmo, senza nomenclatura a sponsorizzarlo. Parla di temi veri. Non un semplice avvicendamento di gruppi dirigenti e movimenti delle solite truppe cammellate, ma il ritorno, con orgoglio, a tematiche radicali. Di sinistra.